Alla fine del nostro ragionamento dunque poco importa se i grassi alla lunga ci darebbero un saldo energetico migliore e ancor meno se il fegato (in particolari condizioni) va in uno stato chiamato chetosi che lo mette in grado di produrre a partire dal grasso i chetoni (molecole simili ai carboidrati in grado di superare la barriera ematoencefalica e di nutrire ottimamente i nostri neuroni).
Ecco che l’iniziale affermazione mangi grasso diventi grasso ottiene una spiegazione razionale e che ha poco a che fare con questo macronutriente ingiustamente demonizzato.
In altre parole si verifica il paradosso in cui la nostra condizione di “conservatori di energia” per dirla brutalmente ci “frega” e ci porta a rendere vera l’equazione mangi grasso, diventi grasso. Si tratta però di una eccezione perché solo in abbondanza di carboidrati (essi stessi convertiti in grasso) i grassi vengono destinati a scorta e non a propellente energetico. Se così è allora perché ci siamo evoluti in modo apparentemente così bizzarro? La risposta è semplice (e poco bizzarra): perché 100.000 anni fa non c’era l’agricoltura, gli allevamenti intensivi, le bibite gassate i “Mc biiiip” e la TV e, di conseguenza, i carboidrati raffinati e ad alto indice glicemico non esistevano. O meglio, i carboidrati ad alto indice glicemico esistevano ma qualsiasi ominide ci pensava molto bene prima di mettere le mani dentro ad un favo per prendere un po’ di miele.
A questo punto qualcuno di voi affermerà: “Ok, capito tutto, vendo le mie proprietà e vado a vivere in una tribù di cacciatori-raccoglitori del Borneo!”
Per chi lo desidera quella scherzosamente descritta è una possibilità ma, realisticamente, riappropriarsi della propria “vita alimentare” può essere fatto con scelte decisamente meno drastiche. Certo non sarò uno di quelli che vi dirà che con due barrette, un frullato e tre tisane ritornerete a posto ma, al contrario, vi dirò che mangiare bene e fare la giusta attività fisica è la migliore dimostrazione di quanto vi volete bene.
(Continua…)