In un mondo fatto di slang alla moda microbiota umano è un termine che non suona granché bene, ugualmente diventarne dei buoni conoscitori credo che sia una delle chiavi principali per riappropriarsi (o mantenere) di uno stato di salute ottimale.
Quando ero piccolo, dopo una malattia per la cui cura erano stati impiegati antibiotici il mio pediatra mi prescriveva sempre una cura di fermenti lattici.
L’intestino è la sede del macrobiota
Solo tanti anni dopo ho capito cosa cercava maldestramente di fare quell’ometto simpatico e burbero al tempo stesso. Consapevole che uno degli effetti principali (non secondari) degli antibiotici è quello di azzerare la flora intestinale, quello che cercava di fare era correre ai ripari immettendo forzosamente grandi quantità di questi microrganismi nella speranza che accelerassero il processo di ricolonizzazione del lume intestinale.
Passati quarant’anni si è capito con molti studi che quella che una volta liquidavamo come flora intestinale in realtà è un organismo complesso, da qui il termine, ormai alla moda, di microbiota.
A titolo di massima chiarezza riporto la definizione pubblicata da Wikipedia alla voce microbiota umano:
“Il microbiota umano è l’insieme di microorganismi simbiontici che convivono con l’organismo umano senza danneggiarlo.”
Il grosso passo in avanti compiuto dalla scienza medica è stato quello di capire che ogni essere umano ha un suo specifico microbiota che si forma in relazione al nostro stile di vita e alla nostra alimentazione. Da questo si evince facilmente che non basta bere una fialetta di fermenti lattici per ottenere come ricompensa una flora intestinale in equilibrio. Alcuni studiosi sostengono infatti che una alimentazione scorretta “plasmi” per così dire un microbiota funzionale alla digestione di quel tipo di alimenti.
Per conseguenza la digestione e l’assimilazione di alimenti non particolarmente salutari farà produrre al nostro organismo una serie di sostanze (mediatori chimici e neurotrasmettitori) che influenzeranno in modo più o meno marcato l’umoralità della persona inducendola con più facilità a cibarsi proprio di quei cibi che servono al suo macrobiota per prosperare. Nel nostro intestino, sempre più spesso definito il nostro secondo cervello, infatti, prosperano migliaia di tipi diversi di microrganismi e quando qualcuno di questi aumenta spropositatamente la sua presenza è abbastanza normale attendersi che stimoli il nostro organismo a produrre tutti quei mediatori chimici che stimolino l’assunzione di cibi atti alla sua prosperità.
Ascoltare i propri bisogni alimentare per contribuire alla salute dell’intestino
Senza volersi spingere in affermazioni difficilmente dimostrabili quello che ho potuto provare su me stesso è che l’ascolto dei propri bisogni alimentari dovrebbe essere una cosa presa in seria considerazione. Si mangia pensando troppo e ascoltando poco. I nostri antenati (parlo delle tribù di cacciatori-raccoglitori) non avevano a disposizione holter metabolici, macchine ecografiche e laboratori di analisi. Avevano però piena consapevolezza del loro essere onnivori e delle necessità di alternare a seconda dei bisogni e delle capacità di approvvigionamento la propria alimentazione.
Ho già avuto modo di scrivere altre volte due concetti chiave del mio approccio all’alimentazione e non me ne farò scappare l’opportunità di farlo ancora.
Il primo concetto è che l’uomo è un animale “strutturalmente” onnivoro. Ce lo dice la sua dentatura, il suo stomaco e il suo intestino, né corto e adatto alla digestione delle proteine come quello dei grandi predatori, né lungo e adatto alla digestione delle fibre come quello dei grandi erbivori.
Il secondo concetto è che non tutto quello che introduciamo in bocca, mastichiamo e digeriamo diventa necessariamente una sostanza assimilata dall’organismo. Sfugge spesso il concetto che quello che inseriamo nel nostro organismo tramite la bocca rimane “altro” da noi fino a che un complesso sistema di enzimi, batteri e altre sostanze prodotte dal nostro organismo concorrono ad assorbirlo in forma semplificata.
Quello che ingenuamente si pensa è che una volta in bocca il cibo sia già parte di noi. Non esiste credenza più errata. Il nostro sistema digestivo è un tubo perfettamente impermeabile che si apre e permette il passaggio dei “nutrienti” solo ad alcune condizioni. Mantenere quindi la mucosa che riveste il nostro intestino in perfetta forma è quindi la strategia migliore che abbiamo per fare in modo che passi nel nostro sangue solo quello che ci è veramente utile.
L’intestino e l’aumento di allergie e intolleranze
La tendenza dilagante è che il nostro intestino stia, in media, diventando un “colabrodo”. L’effetto di questo processo, per dirla in parole semplici, è che le maglie della nostra rete intestinale si sono allargate permettendo il passaggio di sostanza (proteine non completamente digerite, batteri e sostanze tossiche) che il nostro organismo riconosce come intruse e attacca con specifici anticorpi. Fin qui il processo attivato sarebbe normale, i problemi iniziano quando questa permebilità permette il passaggio di molecole simili a quelle dei nostri stessi tessuti, verso cui, una volta contenuta l’aggressione dall’esterno, il nostro sistema immunitario riserva le sue attenzioni. Ecco che l’aumento di allergie, intolleranze e malattie autoimmuni dilaga.
Di queste cose si è occupato brillantemente un nostro connazionale, il Professor Alessio Fasano, illustre “cervello in fuga” che negli Stati Uniti ha potuto studiare approfonditamente la sindrome della permeabilità intestinale (Leaky Gut Syndrome) individuando una proteina, la zonulina, responsabile di regolare le giunzioni tra le cellule dell’epitelio intestinale.
Senza voler scendere in ulteriori dettagli scientifici per cui rimando direttamente alle fonti citate, ritengo che la miglior strategia per contenere gli effetti nefasti derivanti da una alimentazione “inquinata” da schifezze di ogni genere sia conoscere il nostro corpo, come funziona e, di conseguenza, dargli ciò che chiede.
Riferimenti e fonti:
Jose C. Clemente, Luke K. Ursell, Laura Wegener Parfrey and Rob Knight “The Impact of the Gut Microbiota on Human Health: An Integrative View“.
A. Fasano “Zonulin, regulation of tight junctions, and autoimmune diseases”
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