Perché ci ammaliamo?
Mi sono spesso interrogato sul perché oggigiorno, nonostante il grande miglioramento delle condizioni socio-sanitarie, non si sia registrato un uguale miglioramento della qualità della salute individuale. Ci ammaliamo sempre di più e, sebbene l’aspettativa di vita si allunghi sempre, la qualità della stessa nelle ultime due-tre decadi di esistenza è tutt’altro che ottimale.
Credo che la medicina occidentale sia diventata formidabilmente efficiente in tutto quello che concerne la diagnosi strumentale di una patologia (abbiamo oggi strumentazioni inimmaginabili solo 30-40 anni fa).
Allo stesso modo la chirurgia è in grado di cose a dir poco strabilianti. Allora perché ci ammaliamo?
Infatti nonostante questo, la medicina occidentale è ancora in affanno nella cura delle malattie croniche (ad oggi prima causa di morte nei paesi maggiormente sviluppati), per le quali tende più frequentemente alla soppressione dei sintomi piuttosto che alla ricerca della causa primaria. Che si tratti di patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2 o semplice stanchezza cronica, l’impatto sulla qualità della vita è spesso drammatico, come drammatico è l’effetto sui costi del sistema sanitario che deve assistere questi malati.
Sopprimere il sintomo o rimuovere le cause?
Sopprimere il sintomo non significa necessariamente rimuovere le cause che generano il disturbo. Allo stesso modo cercare la cura per la causa primaria dei nostri disturbi, non significa bandire i farmaci affidandosi a pratiche dalla dubbia efficacia terapeutica.
Credo però che sia un ragionamento di buonsenso quello di riappropriarsi di un benessere di fondo che rimuova, quanto più naturalmente possibile, le cause delle nostre infiammazioni e patologie.
Ecco che l’alimentazione diventa (per me almeno) la principale alleata per raggiungere questo obiettivo. Per poterlo fare in maniera efficace bisogna però essere consapevoli di un po’ di cose utili a dribblare eventuali ostacoli.
Il contesto in cui viviamo è quello industriale e trascurarlo sarebbe un errore grossolano. Purtroppo la produzione industriale vede nell’aumento della quantità a parità di costo, una delle sue direttrici di sviluppo principali. Questo ovviamente non significa che non esistano a livello industriale eccellenze alimentari degne di nota, ma quello che posso testimoniare con la mia esperienza è che a livello industriale è quasi sempre la quantità ad avere la meglio sulla qualità.
In soldoni significa che quello che mangiamo oggi, sebbene fornisca calorie in abbondanza, è spesso “povero” di tutti quei micronutrienti così utili alla nostra salute. Vediamo insieme alcuni esempi facilmente ritrovabili in letteratura.