Alimentazione e Malattie
Omega 3 e Omega 6
Quando si parla di Alimentazione e Malattie ci sono molti aspetti da valutare.
Ad esempio il rapporto tra Omega3 e Omega 6. Per questi due acidi grassi, entrambi utili ai normali processi fisiologici, il rapporto ottimale dovrebbe stare tra 1:1 e 1:5.
Questo significa che, nella peggiore delle ipotesi, per ogni grammo di Omega 3 ce ne dovrebbero essere al massimo cinque di Omega 6.
Nell’alimentazione occidentale moderna questo rapporto oscilla mediamente tra 1:20 e 1:50. Ora, poiché gli Omega 6 promuovono nell’organismo i processi infiammatori, va da se’ che avere un rapporto così sbilanciato mette il nostro organismo in uno stato di perenne infiammazione.
Gli Omega 6 sono grassi chimicamente instabili e molto vulnerabili ai processi ossidativi. Ora, anche senza addentrarsi troppo nei dettagli chimici, è del tutto evidente che un po’ di infiammazione è fisiologica ed utile. Immaginate cosa succederebbe ad una ferita se non si attivasse quella benefica infiammazione locale che accelera il metabolismo per favorire tutti i processi di riparazione dei tessuti. Il problema si genera quando abbiamo una infiammazione “sistemica” che non serve a niente se non ad esporci a grandi quantità di radicali liberi, che a loro volta attaccano le strutture del nostro organismo.
E i grassi saturi?
L’idea che i grassi saturi debbano sempre e comunque fare male e che sia meglio bandirli dalla dieta a tutto vantaggio di carboidrati (magari di origine cerealicola), ci porta al secondo grande problema odierno ovvero all’insulino-resistenza.
Escludere dalla tavola i grassi ci porta in molti casi a mangiare più del necessario e con un elevato apporto di carboidrati ad alto indice glicemico, costringendo così il nostro organismo a produrre grandi quantità di insulina per abbassare il livello di glucosio nel sangue (altrimenti dannoso per le cellule).
L’eccessiva quantità di insulina “desensibilizza” per così dire i recettori delle cellule, che per “aprirsi” e far entrare il glucosio hanno bisogno di stimoli sempre più forti. Il problema si complica quando il pancreas non è più in grado di produrre tutta questa insulina, lasciando di fatto un sacco di glucosio in circolazione.
Ma se abbiamo appena detto che troppo glucosio nel sangue è tossico, la domanda nasce spontanea: dove va a finire il glucosio in eccesso? Si dà il caso che l’insulina abbia tra le sue funzioni anche quella di agevolare l’ingresso dei trigliceridi negli adipociti (le cellule che contengono grasso) e siccome i trigliceridi si formano dall’unione di una molecola di glicerolo con tre acidi grassi per permettere al glucosio in eccesso nel sangue di essere trasformato in qualcosa di “stoccabile” (diverso dal glicogeno), è del tutto evidente che si ingrassa molto più facilmente mangiando zuccheri che non grassi.
Inquinamento alimentare
Come se non bastassero industrializzazione ed impoverimento nutritivo degli alimenti, a rendere le cose ancora più difficili ci si è messo anche l’uso indiscriminato di fertilizzanti sintetici, additivi alimentari e pesticidi.
Se è vero infatti che le norme dei paesi più sviluppati prevedono limiti piuttosto bassi di tutte queste sostanze, è altrettanto vero che non è l’esposizione episodica ad una sostanza tossica che costituisce il problema. I livelli massimi fissati per legge di queste sostanze sono così bassi che nessuno rischia niente mangiandoli una sola volta. Il problema vero è l’esposizione costante e incrociata a tutte queste sostanze chimiche.
Personalmente credo che mangiare quotidianamente cereali di produzioni dove si usa glifosato, non sia la migliore strategia per ottenere un livello di salute ottimale. Per tutta onestà non voglio neppure passare come un “integralista dell’alimentazione”, in quanto sono ugualmente convinto che un bel piatto di spaghetti alla amatriciana non abbiano mai ucciso nessuno (di base in buona salute!).
Credo invece che la salute ottimale si costruisca pasto dopo pasto nel lungo periodo, attraverso la consapevolezza che nei nostri cibi ci sono sempre meno micronutrienti e sempre più sostanze di sintesi chimica che spaziano dai residui di fertilizzanti chimici e diserbanti, per finire con conservanti, coloranti e additivi per esaltare caratteristiche che gli alimenti non hanno più.